RIVALUTAZIONI, IL CONGUAGLIO PER IL 2023
Come è noto, le pensioni sono state adeguate ad inizio anno all’andamento dell’inflazione. Ma la rivalutazione è stata effettuata su un tasso provvisorio. Il 7,3% applicato, infatti, è il valore medio dell’inflazione calcolato a novembre, mentre quello di fine 2022, reso noto successivamente dall’Istat, è risultato leggermente più alto, pari all’8,1%.
Dunque, manca uno 0,8% che non può andare perduto. A tal proposito, la normativa fissa un conguaglio della rivalutazione a gennaio dell’anno successivo. La parte di rivalutazione non riconosciuta viene così pagata in un’unica soluzione, adeguando l’importo della pensione e accreditando gli arretrati per le mensilità non godute.
Quindi, all’aumento delle pensioni effettuato ad inizio 2023, grazie alla rivalutazione con la quale l’importo dell’assegno è stato adeguato al caro prezzi così da limitarne la svalutazione, manca quasi un punto.
A tal proposito, sembra che il governo Meloni, come già fatto da Mario Draghi nel 2022, abbia deciso di anticipare il conguaglio a novembre 2023, mentre lo scorso anno scattò ad ottobre. Di fatto, l’importo atteso verrà riconosciuto con due mesi di anticipo, cosicché per i pensionati possa esserci un po’ di respiro visto che nel frattempo il caro prezzi non accenna a fermarsi. Tant’è che anche la percentuale di rivalutazione per il 2024 si preannuncia elevata.
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